Alfa Romeo 1910-2010 … un monumento per uno stile
Arese 2008. C’erano una volta sette amici al RIAR …, lì in Alfa, o almeno in quel poco di Alfa che ancora era rimasto ad Arese. Ed erano riuniti negli uffici dell’ormai decadente stabile grigio, ex Centro Tecnico, una volta fucina di uomini e di idee ora call center del gruppo FCA, dove il Registro Italiano Alfa Romeo (RIAR) si era trovata spostata ancora una volta la sua sede ufficiale ubicata fin dal 1970 al Centro Direzionale, accanto al Museo. La prima sede, nel 1968, era in via Gattamelata, al Portello. Ennesimo spostamento dovuto agli incombenti e importanti lavori di ristrutturazione, assolutamente necessari da tempo, dell’ormai ex Centro Direzionale Alfa e del Museo. Lavori che erano stati finalmente decisi soprattutto in vista delle “celebrazioni” del Centenario della “nobil Casa” in contemporanea con la costruzione del nuovo grande centro commerciale Iper che avrebbe occupato gli spazi dei vecchi stabilimenti e del Centro Stile con la conseguente rivalutazione generale dell’intera area voluta dal Comune di Arese.
Orbene i sette amici, presidente e consiglieri del RIAR, visto lo scarso interesse della FIAT a promuovere un evento prestigioso che ricordasse ed esaltasse degnamente i 100 anni di storia della gloriosa Casa milanese, pensa e ripensa, abbandonate varie iniziative di modesto spessore e grazie al comune entusiasmo, decisero invece di realizzare un importante monumento a futura memoria non solo dell’Alfa ma dello stesso Riar che lo aveva voluto.
La FIAT (FCA), allora in pesante fase di risanamento e ristrutturazione, gravata per di più da seri problemi economici e sindacali, aveva dirottato ogni iniziativa promozionale per l’Alfa, che celebrava i suoi 100 anni, a società esterne al fine di organizzare un raduno internazionale di Alfa storiche tra Arese e Milano. Il RIAR voleva invece qualcosa di più, di meno effimero e più rappresentativo. Un qualcosa che ricordasse ai posteri la storia e la leggenda dell’Alfa Romeo, un monumento a simbolo dell’operosità e della genialità del nostro paese e della Città di Milano.
Per realizzare questa ambizione ci consultammo con il Comune di Milano, con la proprietà dell’area Portello, con l’Ente Fiera Milano, con vari architetti e artisti e con lo stesso Centro Stile Alfa Romeo per avere sempre maggiori suggerimenti, certezze dei nostri programmi e garantirci infine l’eccellenza. Io personalmente mi adoprai per la necessaria ricerca di eventuali sponsor che speravo volessero condividere il nostro progetto e devo purtroppo riconoscere che questa iniziativa ebbe maggior successo all’esterno che all’interno dell’Azienda. Mi davano del sognatore!
Ma intanto occorreva appunto un buon progetto e l’occasione la offrì un mio caro vecchio amico, Lorenzo Zichichi, figlio del noto fisico e titolare di una illustre stamperia d’arte romana, il Cigno Galileo Galilei, in contatto con i più importanti artisti contemporanei, curatore di mostre prestigiose e, non ultima, la collocazione di opere monumentali a New York (Manzù e Pomodoro), a Roma (Igor Mitoraj), a Catania (Messina), a Palermo (Greco e Mastroianni), ecc. Dopo interminabili incontri e discussioni, tra Roma e Milano, progetti e bozzetti di architetti e artisti famosi, incluso ovviamente il Centro Stile Alfa Romeo, che volevamo attivo ed operativo nella realizzazione dell’opera, si raggiunse la scelta definitiva.
Innanzitutto il monumento doveva essere solido e in puro metallo, ferro o acciaio, come le auto che avrebbe dovuto rappresentare; però questi arrugginivano. E un monumento non può né deve arrugginire; in tutti i sensi. Quindi in bronzo, metallo nobile, indistruttibile e duraturo, per sfidare il tempo e le intemperie; come avevano capito i Greci. Pensate ai bronzi di Riace! rimasti sommersi in mare per tremila anni e poi riemersi per ricordare al mondo i fasti di un tempo.
A chi commissionarlo? Lorenzo mi sottopose nomi, opere e progetti dei più noti artisti; ne incontrammo alcuni e ne scartammo altri, accarezzai idee davvero creative e di grande fascino per chi, come me, ama l’arte e i motori, ma io, nel mio intimo, volevo sempre qualcosa in più. Qualcosa e qualcuno legato in qualche modo alla città di Milano e magari anche all’Alfa Romeo e fosse soprattutto disponibile a lavorare in simbiosi con il Centro Stile Alfa Romeo alla vigilia della sua definitiva triste chiusura.
Milano 2009. Le prime idee su carta espresse da Agostino Bonalumi per le due steli con estroflessioni
Mi ricordai di colui che tanti anni prima mi fu “padrino” in questa passione di auto e motori ma anche maestro in quel poco di arte moderna che oggi conosco, amo e … a volte capisco; il barone Giorgio Franchetti, gran collezionista e mecenate. Colui che negli anni ’50 aprì la Galleria “La Tartaruga” di Roma, illuminato ritrovo di artisti e letterati, colui che fece nascere la Scuola di Piazza del Popolo e il Gruppo degli Anacronisti riunendo sotto di se e alimentandone l’estro artisti oggi famosi con opere nei musei di tutto il mondo: Burri, Rotella, Schifano, Tano Festa, Toti Scialoja, Cy Twombly e ancora tanti altri maestri; come quelli delle estroflessioni: Castellani, Bonalumi, Fontana, … Ecco!! Ecco il nome, Bonalumi. Agostino Bonalumi, milanese, alfista (lo seppi dopo!) e soprattutto … vivente! Mi ricordavo di questo nome nella cerchia del Franchetti. Era fatta. Se avesse accettato avrei chiuso il cerchio ideale, la nemesi di una passione, il ritorno a un’origine. Certo perché nella vulcanicità del suo essere Giorgio Franchetti insieme a Francesco Santovetti fondò a Roma nel 1962 il Registro Italiano Alfa Romeo, di cui ero Presidente, ed ora mi “consegnava” l’artista che, qualora avesse accettato la proposta, ne avrebbe potuto esaltare storia, tradizioni ed immagine.
Ma ci volevano i finanziamenti. Visto il disinteresse dell’Alfa, cui peraltro il monumento era dedicato, trovai innanzitutto patrocinio e supporto nel Ministero dei Beni Culturali, nell’amico Antonio Tajani, allora Presidente della Commissione Europea, e nella Confindustria. Sponsor fondamentali furono l’Automotoclub Storico Italiano (ASI), l’ENEL, la Eberhard, la Rovagnati (salumifici), il cui presidente era stato nostro socio e amico, ma soprattutto gli Alfisti e gli appassionati di ogni angolo del mondo chiamati dal Riar a intervenire all’evento con una apposita sottoscrizione. Fu un successo. Giunsero aiuti persino dal Kenia, dal Sud Africa, dal Giappone, dagli USA e dall’America del Sud, Guatemala incluso, ecc. Insomma potevamo sentirci soddisfatti ed orgogliosi di aver risvegliato davvero ovunque tanto entusiasmo e passione.
Fu immediatamente concluso un accordo con Bonalumi, entusiasta del progetto, e ovviamente con il Centro Stile AR. L’idea prendeva finalmente forma. Volevamo un’automobile che raccontasse la storia dell’Alfa e un “qualcosa” che la esaltasse. E dall’idea venivano fuori via via anche le linee; belle, snelle e armoniose, frutto di una potente sinergia creativa. Il bozzetto commuoveva e spronava. Le linee dell’automobile, vagamente riprese dalla 1900 Disco Volante, erano lì a fondersi con le altissime steli e le varie estroflessioni che le componevano.
Lo stampo dell’auto venne eseguito ad Arese dagli amici del Centro Stile capitanati da Antonio Rosti e rifinito poi a Torino con l’intervento di Lorenzo Ramaciotti, allora Direttore dello Stile in FCA; fu l’ultimo lavoro del Centro Stile Alfa Romeo di Arese prima della sua chiusura e definitivo smantellamento. Il monumento quindi assume oggi un ulteriore valore di simbolo non solo per la storia centenaria dell’Alfa ma anche per i forti sentimenti che esso racchiude e conterrà per sempre.
Lo stampo, trasportato a Roma, venne ulteriormente lavorato e controstampato a cera per la fusione e l’assemblaggio definitivo. Non nascondo che mi spuntò qualche lacrimuccia appena lo vidi spuntare fumante dalla fonderia, o piuttosto da un antro caldissimo, come quello del dio Vulcano !, appena rischiarato da fuochi vividi ma anche velato di fumi odorosi di zolfo e creatività.
Un Monumento per uno Stile
Ora è lì davanti l’ingresso principale della Fiera di Milano Rho a mostrare al mondo non solo la genialità e l’eccellenza d’Italia ma anche la passione e la fedeltà degli alfisti di tutto il mondo.
Ed ecco così il nostro monumento; rutilante di luce e di riflessi. L’automobile è simbolicamente la velocità, le colonne sono gli obelischi della civiltà contemporanea; le steli verticali richiamano l’attenzione sull’aerodinamicità dell’elemento orizzontale, ispirato a un’auto del Museo, la 1900 Disco Volante già opera della Touring, ma snellito da tutti quegli elementi che lo obbligano a stare a terra. Esso è rivolto verso l’alto, come le steli, pronto per spiccare il volo, non più auto ma disco volante pronto al decollo. Non ci sono le ruote perché sono superflue, non c’è il motore perché è già nel cuore stesso della fusione. Le curve estroflesse che fuoriescono dagli elementi verticali dialogano con l’auto, come fossero sue appendici. L’auto sembra fatta da Bonalumi e le steli dal Centro Stile. Cento anni di storia, anzi oggi 110, sono racchiusi lì dentro. Leggende, vittorie, gloria, passione, … gli uomini dell’Alfa e il cuore degli appassionati. E furono proprio loro, quelli del Gruppo Seniores con la loro bandiera, quelli della vecchia storica Alfa Romeo, a scoprirlo, inaugurarlo e mostrarlo al mondo.
Stefano d’Amico
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