Les 24 Heures du Mans
1931-1932-1933
Sono sempre delle menti fervide quelle che fanno nascere le grandi cose, quelle che nascono dalla competenza, dalla cultura e assai spesso dalla passione. Tra esse le grandi corse automobilistiche che non sono certo delle scoperte rivoluzionarie, ma almeno confortano qualche nostro entusiasmo. Le grandi corse, di cui alcune leggendarie e vive ancora oggi, addirittura ultracentenarie, si devono esclusivamente alla fantasia di alcuni personaggi straordinari. Come per esempio è successo per la Targa Florio nel 1906, per la Mille Miglia nel 1927 e anche per la 24 Ore di Les Mans nel 1923.
Una sera d’ottobre del 1922 infatti, al Salone dell’Automobile che si svolgeva a Parigi nel Grand Palais dei Champs Elysèes, tre gentiluomini del settore si trovarono casualmente insieme allo stand della fabbrica di ruote Rudge-Whitworth. Erano tutte e tre figure di spicco nell’ambiente, George Durand, Segretario Generale dell’attivissimo Automobile Club de l’Ouest, Charles Faroux, famoso e ascoltato giornalista delle riviste Auto e La Vie Automobile (come allora il nostro Canestrini in Italia; V. Racconto), e Emile Coquille, Amministratore Delegato della Rudge-Whitworth. Ovviamente si parlava di corse e dal cervello geniale di Faroux venne fuori l’idea, subito sposata dagli altri due, di organizzare una gara di 24 ore. Faroux non era nuovo a iniziative del genere; era stato infatti lui nel 1905 a convincere e sostenere Vincenzo Florio per la realizzazione della sua Targa in Sicilia.
L’Automobile Club de l’Ouest confermò la disponibilità propria e delle strade che sarebbero state utilizzate, l’industriale Coquille si impegnò a sponsorizzare l’iniziativa e dotarla della Coppa Rudge-Withwortrh e Faroux partì in quarta per annunciare urbi et orbi la nuova avventura che avrebbe rivitalizzato il vecchio Circuito della Sarthe ove si corse, già nel 1906, il primo Gran Premio dell’Automobile Club di Francia.
Nei primi anni la parte del leone la facevano ovviamente le vetture francesi con qualche rara comparsa dell’italiana Diatto e dell’inglese Bentley. Fu dal ’29, dopo la grande vittoria della Bentley ai primi tre posti, che le grandi marche iniziarono a scendere in lizza a Les Mans, che intanto aveva modificato e migliorato strade e servizi, tutte attirate dal notevole ritorno sulla stampa europea. Nel ’30, ritiratasi la potente Mercedes SSKL di Caracciola, vinse la Talbot ma fece sensazione il 5° posto di una piccola rossa vetturetta italiana guidata da Lord Howe, l’Alfa Romeo 6C 1750 GS. Nel 1931, consolidati il prestigio e l’importanza della gara francese come immagine internazionale, numerose case automobilistiche scesero in forze a Les Mans per partecipare alla 24 Ore; particolarmente Bugatti, Bentley, Aston Martin e anche Alfa Romeo con le due nuove 8C 2300 LM (passo lungo) ufficiali, gestite dalla Scuderia Ferrari, affidate a Campari-Marinoni e a Minoia-Zehender e un’altra privata di Lord Howe-Birkin unitamente alla 1500 SS privata dell’affascinante M.me Odette Siko (v. racconto Eterno Femminino). Fu una vera e propria debacle per le Bugatti che, molto pesanti, ebbero continui incidenti, anche con feriti gravi e un morto, e alcuni ritiri causati dalle gomme, forse anche difettose, che perdevano continuamente il battistrada finchè Jean Bugatti decise coraggiosamente di fermare le vetture e ritirare la squadra. Ci si mise anche un violento temporale a decimare i concorrenti. Fu così la leggera e velocissima Alfa 8C 2300 privata n° 16 di Lord Howe e Birkin, ultima nata dal genio del progettista torinese Jano, che non accusò mai alcun problema e riuscì a tagliare vittoriosa il traguardo percorrendo in 24 ore più di 3000 chilometri alla media straordinaria di 129, 234 km/h!! Si ritirarono per problemi meccanici le altre due Alfa 8C ufficiali. Fu un record e per la prima volta a Les Mans vinse una Casa italiana la cui premiazione fu accompagnata dall’inno reale italiano che fece sentire le sue note da ogni altoparlante lungo il percorso e da un immediato telegramma di congratulazioni di Mussolini ai vincitori. Seconda assoluta la potente Mercedes privata di Ivanowski.
Odette Siko e Lord Howe
L’Aston Martin n° 21 di Bertelli-Driscoll al rifornimento mentre passa l’Alfa 8C di Sommer-Chinetti (Gèo Ham).
Nel 1932 fu ancora la bandiera italiana a sventolare sul pennone più alto di Les Mans sempre accompagnata dalle note dell’inno reale. L’Alfa Romeo, infatti, scese in forze a Les Mans con ben sette vetture tra ufficiali e private decisa a contrastare Bugatti, Mercedes e Bentley. La partenza avvenne dopo aver rispettato un minuto di silenzio in onore del pilota francese André Boillot della Peugeot scomparso pochi giorni prima in una cronoscalata. Grazie al bel tempo la gara fu sempre velocissima, con i records che si succedevano costantemente grazie alle Alfa 8C 2300 e ai loro piloti, specialmente al duo Cortese-Guidotti su Alfa 8C 2300. Minoia, altro forte pilota Alfa, per il suo ritmo “endiablé”, come lo definirono i francesi, e per colpa di una Bentley in difficoltà in mezzo alla pista, provocò una serie di incidenti che misero fuori gioco varie vetture concorrenti e spedirono lui stesso al vicino ospedale. Le Bugatti soffrirono invece di continue avarie meccaniche causate dal gran caldo e dalle velocità assai elevate che il nuovo tracciato consentiva. Insomma dopo dodici ore di gara in pista erano rimaste soltanto 13 vetture sulle 25 partenti cui poco dopo si aggiunsero ai ritiri anche i favoriti Lord Howe-Birkin su Alfa e Czaikowski-Frèdèrich su Bugatti. Fu l’Alfa 8C n° 8 di Raymond Sommer e Luigi Chinetti, condotta sempre con foga attenta ma assoluta maestria a tagliare vittoriosamente il traguardo. Secondi assoluti Cortese e Guidotti.
1933. L’incidente di M.me Odette Siko con l’Alfa Romeo 6C 1750 n. 20 tra la curva di Mulsanne e Arnage. Sradicò tre alberi e fu sbalzata fuori dall’auto ma per sua fortuna piombò addosso a un gendarme che dormiva imboscato fra gli arbusti. Sulla destra, rasentando in derapata il fuori pista, passa velocissima l’Alfa 8C n. 11 rossa e gialla Scuderia Ferrari di Tazio Nuvolari. (Gèo Ham).
Ben quarantuno vetture risultarono iscritte per partecipare all’XI° Grand Prix d’Endurance a Les Mans il 17 e 18 giugno del 1933 con la presenza di sempre più numerose case automobilistiche (Alfa Romeo, Bugatti, Aston Martin, Riley, Bentley, MG, ecc.) con piloti fortissimi tra cui Nuvolari, Sommer, Chiron, Chinetti, Moll, Cortese e l’impareggiabile M.me Siko con la sua 6C 1750 GS. Ma anche illustri personalità attirate dal prestigio dell’evento, come il principe Michele di Romania con una potente Dusemberg 6000 di cilindrata. La battaglia comunque si presentava tra il forte squadrone Alfa Romeo, il team inglese e la Bugatti. Al via fu Sommer, copilota di Nuvolari, con l’Alfa 8C n°11 dagli insoliti colori giallo e rosso, a schizzar via come un fulmine seguito dalle altre due Alfa di Chiron-Cortese e di Chinetti-Varent che imposero tutte un’andatura velocissima. La vettura di Chiron-Cortese ebbe un brutto incidente alla 18^ ora e fu costretta al ritiro, ma anche le altre Alfa subirono diverse peripezie e piccole noie, che non impedirono comunque un’andatura molto sostenuta abbinata ad una guida altrettanto irruenta dei loro esperti piloti. Quando poi Sommer passò il volante a Nuvolari fu un’altra musica! La cronaca racconta che i commissari di percorso posizionati alle curve di Arnage e Mulsanne al suo passaggio, atterriti dalla foga e dal modo inconsueto della sua guida tutta in derapata, si riparavano dietro gli alberi o addirittura si allontanavano di corsa dalla posizione. A fine gara si seppe che Nuvolari, vincitore alla media di circa 140 km/h!, aveva persino i freni malfunzionanti!!
Per l’Alfa Romeo arrivò così un’altra vittoria strepitosa, sottolineata da tutta la stampa internazionale e soprattutto assai utile per le vendite, con ben tre vetture ai primi tre posti assoluti: le due 8C 2300 LM gestite dalla Scuderia Ferrari di Sommer-Nuvolari (N°11), di Chinetti-Varent (n°8), e quella degli inglesi Lewis-Richards. Ottava la 6C 1750 GS di Rousseau-Paco.
Con la fine della Mille Miglia nel 1957 e della Targa Florio nel 1977, la 24 Ore di Les Mans è rimasta fino ai nostri giorni una delle competizioni automobilistiche più entusiasmanti e spettacolari mantenendo vive quelle stesse sensazioni ed emozioni che vi infuse cento anni fa quell’affascinante ed eclettico personaggio che ne fu ideatore e fondatore, Charles Faroux.
Stefano d’Amico
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