Cerda … una volta
In memoria e onore del mio vecchio amico Nini Vaccarella scomparso il 23 settembre 2021.
Nel 2015, verso maggio, mi trovavo a Palermo per incontrare alcuni amici e preparare una spedizione sulle Madonie. Me li portai a cena a Porticello, vecchio borgo marinaro vicino Bagheria, al ristorante Faro Verde, proprio affacciato sul mare, dove nei tempi eroici della “cursa” era solita recarsi l’intera squadra dell’Autodelta e sicuramente, negli stessi posti e molti anni prima, i profughi troiani di Enea, poi i romani, quindi gli arabi e i normanni. Bisogna sapere che in quelle terre le tradizioni vanno sempre rispettate.
Invitai, come al solito, Nini Vaccarella e quel simpatico “scarparo” di Ciccio di Cefalù, miei cari vecchi amici e allegri “compari” da quarant’anni.
A tavola il tema fu sempre lo stesso: la Targa Florio, che nel 2016 avrebbe festeggiato i suoi 110 anni di storia e ben 100 di corse. Aneddoti, personaggi mai dimenticati, strategie, simpatie ed antipatie, …. insomma una eruzione di ricordi affascinante e continua che riportava a un mondo aristocratico, elegante e lontano, che la volgarità e la decadenza dei nostri tempi cercano oggi di resuscitare e far rivivere e alle quali purtroppo si deve comunque ricorrere pur di non dimenticare.
Nel 2016 avrei infatti desiderato portare alcuni amici stranieri e le loro eccezionali Alfa Romeo storiche, ospiti dell’Automobile Club d’Italia, lungo quei stessi tornanti che videro le gesta di Varzi, Nuvolari e dello stesso Vaccarella. Ero però indeciso sul percorso; il Piccolo Circuito o il Grande, passiamo di qua oppure di là, quali strade?, quasi tutte in condizioni pessime, ….
Ma ecco il miracolo! Nini Vaccarella, sempre molto disponibile e affettuoso, mi fa: “te ne acchiani dummani ammatina cu mia e ci facciamo ‘nu giro (= sali con me domattina e ci facciamo un giro)”. Ne fui lusingato e anche emozionato; la cena, cui si unirono anche i gestori del ristorante che ancora ricordavano Chiti, Hezeman e Merzario, finì tardissimo. Ma l’indomani, alle 9 in punto, sotto l’albergo vedo una fiammante Alfa 4 C da cui scende un flemmatico Vaccarella che ai miei sguardi smarriti e dubbiosi spiega che la vettura gli è stata concessa in uso dall’Alfa e la avremmo provata facendo il giro da lui suggerito. Voi capirete bene che ero un po’ perplesso. Vaccarella ė stato un grande pilota, aveva corso ovunque e con tutto riportando innumerevoli successi non solo alla Targa ma sulle piste di mezzo mondo. Tanti anni fa, però …. ma ora partire con lui, ultra ottantenne, su una vettura cosi sportiva e su strade che certo conosceva a menadito, forse troppo a menadito, …. insomma io non ero molto a mio agio!
E così, a differenza sua, sono salito con un po’ di difficoltà e siamo partiti …. in verità con molta calma, verso Termini Imerese. Arrivati a Floriopoli e alle Tribune di Cerda Nini rallenta, come in doveroso omaggio a quel luogo, punto di arrivo e partenza della sua Targa. Ero consapevole che in quel momento nella sua mente e nel suo cuore, certo più di me, udiva ancora gli schiamazzi e gli applausi della gente assiepata sul percorso. Durò pochi istanti, il tempo di scalare un paio di marce e via verso Cerda. Cerda … una volta! come declamava il “poeta affabulatore” Renzino Barbera. Appunto! Altri tempi.
Confesso che ero molto preoccupato, ma piano piano la disinvoltura e la scioltezza abbinate allo stile pulito e perfetto con cui affrontava quelle curve e quei tornanti trasformarono la mia agitazione in tranquillità e poi addirittura in piacere. E intanto Nini raccontava; raccontava di uomini, di curve, di sorpassi, … mentre scorrevano i punti celebri di quel percorso, Collesano, Bivio Scillato, terra-mare-cielo e quella moderna Alfa era un tutt’uno con lui, una intesa perfetta tra uomo, macchina, motore. Come se le braccia e le mani, le gambe e i piedi fossero prolungamenti meccanici o parte di un meccanismo perfetto.
Ci fermammo a Petralìa per un caffè e subito decine di persone intorno a noi a rendere omaggio e rispetto a quell’uomo schivo ma cordiale che stringeva mani e salutava tutti col nome. C’è Vaccarella! correte, correte c’è Vaccarella!!
Ero affascinato dalla elegante disinvoltura e dalla tranquilla sicurezza con cui affrontava rettilinei (pochi), curve e tornanti (tanti). La vettura volava su un binario e il motore girava a un regime perfetto, preciso e costante, perfettamente aderente alle necessità del percorso. Un paio d’ore di alta guida condotta con grande equilibrio ed umiltà che mi hanno lasciato una sensazione di viva soddisfazione ma anche la cocente triste consapevolezza di essere una vera …. pippa! Trovai però immediata consolazione a Petralia Sottana, sempre sulle Madonie, in un magnifico piatto di pasta alla norma, ovviamente fatta in casa, nella tenuta di campagna di Antonio Pucci, barone di Benisichi, altro magnifico pilota siciliano scomparso pochi anni prima, vincitore della Targa Florio 1964 in coppia con Colin Davies su Porsche 904.
Eravamo attesi dal figlio Gianfranco Pucci e da Sergio Montalto, entrambi ottimi piloti. E qui mi trovai preso tra vari fuochi di racconti e di reciproci sfottò, conditi non solo dal sugo dei maccheroncini ma anche dalla raffinata ironia dei personaggi, particolarmente del più saggio e anziano Vaccarella, che con molto distacco e pochissime parole sottolineava la differenza di … calibro; “la curva di Scillato la facevo in seconda” e Vaccarella “apposta non vincevi, in terza si fa”, e così via!
Il ritorno, forse per colpa del vino rosso o dell’alcol che conteneva, si fece all’inglese; con guida cioè quasi tutta a sinistra …. Per far prima, diceva, che la sera teneva un impegno!
Stefano d’Amico
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EMOZIONI, EMOZIONI, EMOZIONI…..da brividi, che dire di piu’…..
Tornano a galla i magnifici ricordi mai sopiti dei favolosi giri irripetibili della Sicilia organizzati da te, STEFANO, con il RIAR e gli incontri con molti dei personaggi descritti nei tuoi racconti, il percorso della Targa, la salita sul Monte Pellegrino, le Tonnare dei Florio, la cena ai Quattro Pizzi,……….
GRAZIE!!!!
Un abbraccio,
Andrea