Consalvo Sanesi, l’Uomo che disse no a Ferrari.
Consalvo Sanesi, nacque nel 1911 a Terranuova Bracciolini, vicino Firenze, e morì a Milano nel 1998 dove si era trasferito sin da piccolo con la famiglia. Come tanti uomini dell’Alfa, abitava in Corso Sempione, a poche centinaia di metri dal Portello, ove fu assunto come meccanico da Jano grazie alla “raccomandazione” di Gastone Brilli Peri, toscano anche lui nativo di Montevarchi, un paese vicino al suo.
Lavorò vicino ai più famosi piloti del suo tempo, primo fra tutti Campari che lo affinò nelle doti già innate di collaudatore. Non volle seguire a Modena le attività sportive dell’Alfa Romeo, allora affidate alla Scuderia Ferrari, e rimase in Alfa come collaudatore, prima sotto il grande Attilio Marinoni e poi con Giambattista Guidotti, ma tra i due non ci fu mai buon sangue; Guidotti ne “invidiava” infatti la sua abilità non tanto di collaudatore quanto di pilota che Consalvo potè finalmente esaudire con la nascita dell’Alfa Corse, voluta dal Direttore Generale Gobbato insoddisfatto della Scuderia Ferrari, che lo mise sulle monoposto 158, progettate a Modena da Colombo e Massimino.
In coppia con Ercole Boratto, autista di Mussolini, vinse nel 1939 con la 6C2500 SS Corsa la Tobruk-Tripoli, una cavalcata di ben 1200 km sulla bellissima superstrada africana costruita poco prima dagli italiani che proseguiva poi fino a Bengasi (via Balbia, oltre 1800km).
Copertina della rivista Alfa Corse, marzo 1939.
Sanesi e Boratto vincitori alla media di ben 141,416 km/h.
Nel periodo bellico tutto il reparto esperienze Alfa Romeo (ESPE) fu trasferito, come noto, a Orta, in Piemonte, vicino Novara, per sfuggire alle razzie tedesche e ai bombardamenti alleati che distrussero il Portello nel ’43 mentre le vetture da corsa furono “murate” in un garage ben nascosto a Melzo e recuperate alla fine della guerra dallo stesso Sanesi che con un camion le trainò letteralmente fino al Portello attraversando una Milano semidistrutta. Dal 1946 Sanesi entrò finalmente come pilota ufficiale nella squadra Alfa Romeo insieme a Farina, Varzi e Trossi pur restando capo collaudatore. Le 158 furono aggiornate, potenziate e migliorate consentendo all’Alfa di vincere due Campionati del Mondo, nel 1950 con Farina e nel ’51 con Fangio e fecero conquistare allo stesso Sanesi importanti piazzamenti. Partecipò a varie Mille Miglia con Zanardi e Fangio non riuscendo mai a raggiungere per stupidi problemi meccanici e tanta sfortuna il meritato successo.
Leggendaria la sfida promossa dal mensile Quattroruote tra la Giulietta Spider e l’allora velocissimo treno Settebello Milano-Roma. Sanesi vinse alla grande arrivando a Roma con tre quarti d’ora di anticipo sul treno malgrado varie peripezie lungo il tragitto (forature, rifornimenti, le curve della via Cassia poichè l’Autosole finiva a Firenze, …).La sua irruente destrezza, faceva persino i testa coda con lo spider Duetto sul ponte del transatlantico Raffaello, e le indubbie capacità di guida non gli evitarono comunque alcuni incidenti spettacolari come quello a Sebring nel 1964 con la Giulia TZ dove rischiò di morire bruciato se non fosse stato salvato da un coraggioso meccanico dell’Alpine, Joco Maggiacomo, con cui restò sempre molto legato.
Sanesi, al di là delle corse, fu colui che deliberò tutte le vetture Alfa Romeo prodotte nel dopoguerra, quelle che decretarono il vero risorgimento dell’Alfa, e i suoi giudizi erano quasi “legge” per la produzione e soprattutto per i progettisti, di cui godeva piena fiducia.
Un personaggio così tecnicamente e validamente completo ed esperto come collaudatore, pilota, meccanico non poteva non attirare le mire anche di Enzo Ferrari che sin dagli anni ’50, uscita l’Alfa dalle corse e ben conoscendo la intima passione del Sanesi, non mancò ripetutamente di lusingarlo per assumerlo in Ferrari come pilota ufficiale. In casa Sanesi ci furono mesi di dubbi, di litigi, di parole, di notti insonni, di scambi epistolari, di colloqui, di lusinghe, …. Ma prevalsero l’amore e la fedeltà all’Alfa Romeo più che i suggerimenti della famiglia stanca delle sue battaglie nelle piste e negli ospedali di mezzo mondo. Insomma, pur a malincuore, rifiutò l’offerta e la disponibilità di Ferrari che gli avrebbe addirittura triplicato lo stipendio (proposta che fatta da Ferrari ha del clamoroso!) e offerto in comodato un appartamento a Modena. Le lettere di Ferrari che qui riproduciamo confermano il determinato interesse di assumere Sanesi e i tentennamenti emotivi del nostro caro Consalvo, una figura semplice, schiva e minuta ma ancora così viva nel mio cuore.
A metà anni ‘90, già camminava molto male, lo andai a trovare insieme a Maurizio Tabucchi e ne registrammo una magnifica intervista che ho donato a Lorenzo Ardizio, Direttore del Museo e Centro Documentazione Alfa Romeo. Lo invitammo quindi all’assemblea del Riar, di cui ero Presidente, per ricordarne le gesta, premiarlo e consentire ai Soci di incontrarlo. Fu accompagnato dalla figlia ad Arese con un’auto non del Gruppo e i dirigenti Alfa (Fiat), pur sapendo chi fosse, non lo fecero entrare (!!) malgrado la pioggia fortissima e una evidente difficoltà a camminare ….. Lui neppure si offese; se la fece tutta a piedi, con umiltà e senza un lamento ma con il disappunto di tutti noi. Pur di esserci. Questi erano gli Uomini dell’Alfa. Quella vera.
Stefano d’Amico
In copertina: Consalvo Sanesi su Alfetta 158, 1946
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