Corse, strade e uomini d’Italia nella leggenda dell’automobile
Come per il ciclismo esisteva solo il Giro d’Italia ad accendere gli animi e le tifoserie di un’intera nazione, in quanto ne attraversava buona parte, bisogna ricordare che anche la Targa Florio e la Mille Miglia non sono state da meno, contribuendo non poco a creare la storia e la leggenda del nostro automobilismo. Non solo quella dei grandi marchi automobilistici come l’Alfa Romeo, la Maserati e la Ferrari o dei grandi campioni che si contendevano la vittoria come Varzi, Nuvolari e Taruffi, ma anche quella dei tanti “puerett” che per pura passione o semplice esibizionismo vi partecipavano entusiasti a costo magari di qualche sacrificio o con piccole vetturette fatte in casa che immancabilmente finivano per sfasciarsi lungo il percorso, peraltro assai impegnativo, suscitando l’ilarità e la derisione dei numerosi spettatori assiepati sulle strade. Però se volevi esser “qualcuno” nel mondo dei motori e poter dire la tua il lunedì al bar circondato dagli amici avevi una sola possibilità: iscriverti e vivere pochi giorni o poche ore di effimera gloria correndo fianco a fianco, si fa per dire, di quelli veri. Queste due corse automobilistiche, rimaste tanto famose ovunque e praticamente nate con l’automobile, la Targa Florio nel 1906 e la Mille miglia nel 1927, hanno acceso da subito l’entusiasmo popolare che nel corso degli anni ha potuto seguire, dal vivo, l’evoluzione stessa del nuovo mezzo meccanico.
Erano certo personaggi brillanti, estroversi ed entusiasti, quelli che idearono e organizzarono queste due gare intimamente italiane che furono però rese leggendarie soprattutto dalla ”presa” che seppero esercitare sulla gente; ma anche da quella notevole capacità del regime politico del tempo di come saper comunicare ben conoscendo i sentimenti e i desideri degli italiani. Furono infatti la stampa in generale, la radio e i cinegiornali a coinvolgere la tifoseria e l’orgoglio nazionale verso la nuova disciplina sportiva fatta di geniale meccanica e di italica temerarietà. Mussolini, che ben conosceva il suo popolo, autorizzò l’organizzazione della Mille Miglia con due sole laconiche parole, “si faccia!”, ben vergate con matita rossa. Queste due corse hanno comunque in parte contribuito alla conoscenza del paese Italia e all’evoluzione stessa della tecnica motoristica più completa, un vero e proprio banco prova ove testare le automobili in ogni loro componente; il loro “impegno”, infatti, si svolgeva sulle strade di tutti i giorni, quelle che univano molte regioni d’Italia nel caso della corsa bresciana e quelle più impervie delle Madonìe in Sicilia, quelle che da secoli, e finanche ai nostri giorni, vedono ancora il transito di carretti multicolori e furgoni agricoli di ogni tipo in mezzo a greggi di pecore spaurite.
Tutte strade tortuose, con salite e discese a ripetizione dai nomi famosi, il Passo della Futa, il Furlo, la Merluzza, Radicofani, il Bivio Scillato, Bonfornello, … finite anch’esse nella leggenda di queste due corse; esse erano il palcoscenico rumoroso e atteso dove, oltre ai motori, si scatenavano le tifoserie più accese. La Targa e la Mille Miglia erano insomma, come il Giro d’Italia, due animati romanzi popolari che allora solo la radio e i giornali iniziavano ad annunciare addirittura mesi prima raccontando con enfasi aneddoti, novità, pettegolezzi, argomenti di ogni genere che riguardavano i protagonisti dei due eventi e le case motoristiche che vi partecipavano. Questi erano gli attori, oggi diremmo gli “influencer”, da cui tutto il paese si aspettava non solo spettacolo e prodezze ma anche pettegolezzi sulle loro vite. Restano vivi nella memoria degli sportivi i duelli tra Coppi e Bartali sugli Appennini come gli incontri di Coppi con la Dama Bianca che riempirono le pagine scandalistiche di ogni giornale, i duelli tra Nuvolari e Varzi con la prematura morte dei due figli del primo e gli amori tragici del secondo con Ilse Hubach Pietsch.
Nell’antica Roma, con il Colosseo e i gladiatori, già gli imperatori avevano ben capito cosa fare per distrarre “er popolo incazzato”, come diceva Trilussa; semplicemente con panem et circenses! Duemila anni dopo invece, richiamata dai media del tempo, la gente, pur di esserci, giungeva da ogni paese, magari a piedi o sul somaro, anche uno o due giorni prima della gara, con tende e vettovaglie per occupare un buon posto in prima fila, magari già adocchiato da tempo, sui prati lungo quelle strade che da lì a breve si sarebbero trasformate per poche ore in uno spettacolo atteso da mesi e di cui si sarebbe parlato per mesi. Ed è proprio da queste “tribune” o dai balconi di paesi, fino ad allora ignoti, che venivano fuori anche i “puerett”, quelli cioè che volevano trasformare la loro passione o il loro voler esserci a ogni costo per vivere il loro sogno, o magari le proprie vanità, fosse anche per un sol giorno o … per poche ore.
Non c’era ancora la televisione a trasmettere dal vivo le immagini delle corse ma i radiocronisti perdevano la voce nel descrivere posizioni, classifiche, abbandoni, incidenti, … suscitando commenti e liti delle contrapposte tifoserie in ogni bar di paese, fino, sovente, all’arrivo dei carabinieri! In alcune città invece la gente si affollava per ore nella piazza principale per seguire le fasi della Mille Miglia attraverso i tabelloni, predisposti dal comune e dagli organizzatori, che aggiornavano ogni istante le varie posizioni con un perfetto servizio telefonico e telegrafico. Simile situazione anche in Sicilia alla Targa Florio, dove alle Tribune di Cerda, gli spettatori erano informati sulle classifiche sia con un grande tabellone sopra i box sia con gli altoparlanti disseminati lungo il tortuoso percorso delle Madonìe. Le settimane successive alle due gare ci avrebbe poi pensato il cinegiornale ”La Settimana INCOM” di Sandro Pallavicini a diffondere in tutti i cinematografi italiani le riprese salienti in bianco e nero delle seguitissime gare che avevano acceso interesse ed entusiasmi popolari donando alla gente tre giorni di festa e di svago.
Bisognava proprio essere dei visionari, geniali e bravissimi, per ideare e riuscire a organizzare queste due grandi e impegnative manifestazioni agonistiche che si sarebbero svolte in un paese ancora privo di strade, industrialmente e culturalmente ancora arretrato, soprattutto al sud, adagiato su antiche rovine e passati splendori ma analfabeta e affamato; eppure esse riscossero un gran successo da suscitare entusiasmi ed interessi talmente forti che attirarono nel nostro paese tutto il mondo “vip” dell’epoca, e ovviamente l’indotto che ne veniva appunto a ruota. Organizzatori e “informatori” ci avevano visto giusto!
Pensandoci bene a proposito di comunicazione, anche oggi, in cui si vivono e si ascoltano persino i social più beceri, il mondo è diventato schiavo di essa perdendo l’innato buon seno e la tradizionale cultura; ci si fa infatti privare di ogni libertà perché lo impone un governo di turno o ci si compra un pandoro perchè lo impone l’influencer del giorno…
Stefano d’Amico
Le immagini utilizzate nel presente articolo sono a scopo illustrativo e appartengono ai rispettivi proprietari.