Il Circuito di Castel Fusano
già Circuito dell’Impero
C’era una volta … anche Roma, città antica e multiforme, ricca di storia e di tradizioni che ormai, e soprattutto di questi tempi, sono state quasi tutte dimenticate. Era Capitale brillante e luminosa non solo d’Italia ma anche del cinema, della moda, dello sport, di vari eventi culturali eleganti e mondani che poi il mondo tutto prendeva ad esempio e riferimento.
E così ecco la storia di un altro aspetto di Roma, città oggi pigra ma estroversa, un tempo legata anche alle competizioni automobilistiche. Eventi che richiamavano molti spettatori e portavano ulteriori contributi all’immagine e alla modernità di questa bella città millenaria che culminarono poi con le Olimpiadi del 1960.
Dalle antiche e straordinarie mura Aureliane (III° Sec. d.C.) che ancora oggi orgogliosamente resistono e che un tempo circondavano l’antica Roma per difenderla dai barbari, proprio tra la via Appia Antica (Porta San Sebastiano) e la via Ostiense (Porta San Paolo e Piramide Cestia), procedendo poco oltre le Terme di Caracalla, spiccano imponenti gli archi di Porta Ardeatina da dove inizia una grande e moderna strada a scorrimento veloce, la Cristoforo Colombo. Oggi trafficata arteria che dal centro storico della grande città porta alla cittadina di Ostia terminando in un grande piazzale rotondo sul mare, proprio sul litorale di Castel Fusano. Fu progettata nel 1937 con il roboante nome di Via dell’Impero e faceva parte del magnifico e futuristico progetto della grande Esposizione Universale che si sarebbe dovuta tenere a Roma nel 1942 nella zona che oggi è divenuta l’immenso quartiere EUR (Esposizione Universale Roma, ex E42) sorto intorno ai magnifici palazzi di marmo bianco in pieno stile del ventennio, frutto degli architetti Piacentini, Muzio, Guerrini, Libera, Vietti, Banfi, ecc.
Proprio nella zona del litorale di Castel Fusano, tra l’antica pineta e le nuove costruzioni di Ostia, si studiò anche la realizzazione di un circuito semicittadino. Nella pineta ancora esiste, a perenne memoria ma in totale stato di degrado, un viale che porta questo nome, Viale del Circuito. Inizialmente si chiamò Circuito dell’Impero e la prima vittoria se l’aggiudicò l’11 giugno del ’39 l’Alfa Romeo 6C 2500 SS Spider Touring di Carlo Pintacuda, gestita dalla ex Scuderia Ferrari ma iscritta direttamente dal Portello, di cui era Direttore Generale Ugo Gobbato, tramite la neo costituita Alfa Corse con Enzo Ferrari team principal. A seguire in classifica le altre Alfa ufficiali 2500 dei piloti Calamai, Cortese, Rangoni, ecc. tutti osannati da una folla numerosa ed entusiasta assiepata sui balconi e lungo le strade dei nuovi quartieri di Ostia per applaudire gli ardimentosi piloti malgrado i venti di guerra fossero ormai alle porte.
Roma non aveva più avuto da tempo una corsa importante di velocità in circuito. Risaliva infatti a otto anni prima, al 1931, l’ultima edizione del Gran Premio Roma che si svolse inizialmente sul Circuito di Valle Giulia, poi su quello delle Tre Fontane e infine sulla pista dell’Aeroporto del Littorio (oggi dell’Urbe) sulla via Salaria. Il nuovo Circuito di Castelfusano era abbastanza veloce con un lungo rettifilo sul mare che poi entrava nella pineta e coinvolgeva buona parte della nuova cittadina. Faceva vagamente pensare a quello del Mellaha, in Libia, dove si svolgeva il Gran Premio di Tripoli. Subito dopo la guerra, dove era letteralmente e tragicamente naufragato un mondo, la voglia frenetica di tornare a vivere, di ricominciare, e tornare soprattutto a sorridere, fece nascere varie iniziative tra cui le corse automobilistiche che ripresero a Roma nel 1947 sul Circuito delle Terme di Caracalla, nei pressi del Colosseo e del Palatino. Vinse la Ferrari 125 S guidata da Franco Cortese, la prima vettura realizzata dal celebre costruttore modenese a chiamarsi con il suo nome. Alcuni anni dopo, nel 1954 sempre a giugno, prese il via il XIII° Gran Premio Roma nuovamente sul circuito di Castel Fusano, questa volta all’interno della pineta, e le Maserati di Marimon e Moss la fecero da padrone. C’era anche un “certo” Fabrizio Serena di Lapigio su Ferrari 125, indimenticato amico e futuro brillante Presidente della CSAI (Commissione Sportiva Automobilistica Italiana).
L’Alfa Romeo ritiratasi dalle corse nel 1952 dopo aver vinto i Campionati del Mondo 1950 e 1951 con Farina e Fangio su Alfetta 159, non poteva certo restare a cullarsi sulla sua già consolidata leggenda e sulle glorie passate per cui a ridosso del XIII° Gran Premio romano organizzò sullo stesso circuito, e con grande intuizione di marketing, un evento molto suggestivo. Scese così in forze a Roma dando ampio spazio, statico e dinamico, non solo alle proprie vetture in produzione ma anche a quelle che avevano coronato i suoi successi sportivi sulle piste di mezzo mondo abbinando il tutto a sfilate di alta moda con i più bei nomi dell’imprenditoria, dell’aristocrazia romana e del cinema. Eleganza e stile Alfa Romeo, un binomio che ha caratterizzato per anni la Casa milanese. E guardare oggi i filmati dell’Istituto Luce o della Settimana Incom oppure quelle vecchie belle foto un po’ ingiallite di persone eleganti, di attrici già belle di natura e non di chirurgo, di gentiluomini tutti in giacca e cravatta suscita certo qualche risolino ma sicuramente anche tanto rimpianto. Stile ed eccellenze italiane di un tempo che fu.
Stefano d’Amico
Le immagini utilizzate nel presente articolo sono a scopo illustrativo e appartengono ai rispettivi proprietari.
Grazie per aver puntato un riflettore su un punto ingiustamente trascurato della storia di questa città