Io e la 159
159 vuol dire solo Alfa Romeo. Vai su internet, digiti 159 e ti appare la vettura che è seguita alla 156, uno dei capolavori di Walter de Silva. Allora in Alfa lavorava ancora qualcuno della vecchia scuola, quelli dei tempi dell’Alfa Alfa, e sicuramente nel definire il modello di questa berlina dei primi anni 2000 il cuore gli sarà sicuramente andato a un’altra 159, quella vera, quella dei Campionati del Mondo del 1950 con Farina e del 1951 con Fangio. La regina, per me, del Museo Alfa Romeo di Arese; quella che è stata il simbolo della resurrezione, dell’Italia e dell’Alfa.
L’Italia, come tutta l’Europa, nel 1946 usciva infatti devastata dai danni del secondo conflitto mondiale. Le industrie non esistevano quasi più, o erano state distrutte dai bombardamenti o saccheggiate sia dai tedeschi in ritirata che dagli stessi “alleati” in entrata.
L’Alfa Romeo non era da meno; rasa praticamente al suolo nel ’43, per sopravvivere si era messa a fare di tutto, dalle carpenterie metalliche alle cucine a gas. Ma un gruppo di dipendenti, dirigenti ed operai, con molto spirito di corpo, di iniziativa e tanto attaccamento all’Azienda, orgoglio nazionale e professionale, qualità oggi completamente smarrite, riuscirono ad impedire il furto da parte dei tedeschi del materiale tecnico e sportivo custodito al Portello. Fu un’operazione segreta, avventurosa e fortunosa. Insieme ad altre vetture e numerosi progetti, furono nascoste ad Orta anche alcune 158 del 1940 che, con varie e importanti migliorie, consentirono all’Alfa un immediato e subito vittorioso ritorno alle competizioni già dal 1946. Le 158 ( = 1500 cilindrata con 8 cilindri), progettate già a fine anni ’30 da Gioacchino Colombo e dall’ing. Massimino, furono ridenominate 159, avevano un motore più potente (arrivò fino a 450HP a 9.500 giri), nuovi compressori Roots, freni maggiorati, varie migliorie ed aggiornamenti. Sin dalle prime uscite stravinsero su ogni pista restituendo all’Italia buona parte del suo onore.
Sono sempre rimasto affascinato da questa vettura, simile certo alle Maserati e alle Ferrari, ma con qualcosa in più rispetto ad esse …. un retaggio storico forse, ma lo aveva anche la Maserati, non ancora la Ferrari, e neppure la Lancia che comunque abbandonava le corse cedendo tutto il materiale del suo reparto sportivo alla stessa Ferrari.
Forse era Luigi Fusi che mi lasciava assistere al ripristino di una 158 per il nuovo museo Alfa di Arese affidata alle mani sapienti degli ex motoristi di Fangio, Sala e Delle Donne, e intanto mi raccontava, mi raccontava, o forse era il film in bianco e nero di Amedeo Nazzari e Alida Valli “Ultimo Incontro” del 1950 che mi aveva colpito molto. E sicuramente anche la lunga, meticolosa procedura di rifornimento ed avviamento di quella affascinante auto da corsa. Il carburante intanto. Era costituito da una sofisticata puzzolente miscela di alcool metilico, acqua distillata ( per evitare la corrosione del magnesio ) e olio di ricino ( per lubrificare i lobi del compressore ).
Per riscaldare il motore si usavano carburante tradizionale e candele calde; una volta però raggiunte le temperature giuste si passava al metanolo e alle candele più o meno fredde secondo i circuiti. Antonio Delle Donne infilava quindi l’avviatore mentre Sala ( detto “il Saletta” per la sua statura) e poi il Bonini (altro storico collaudatore dell’Alfa) smanettavano al carburatore. Dopo qualche fruscio meccanico e di ingranaggeria ecco un rombo, acuto e lacerante, sprigionarsi dal doppio scarico insieme a una nube azzurra odorosa di ricino. Chanel n. 5 per gli appassionati, causa della sordità per me !
Spesso il Museo Alfa Romeo per fare un pò girare e muovere in sicurezza le proprie vetture le inviava in alcune manifestazioni del Registro Italiano Alfa Romeo, il Riar, anche al fine di arricchire il prestigio e l’immagine degli eventi da lei stessa sponsorizzati. Negli anni ’90 durante un raduno in Umbria con tappa all’Autodromo di Magione, trovammo schierate alcune vetture da corsa del Museo di Arese : la P3, la 159 !, e due 33, 8 e 12 cilindri, assistite dai meccanici Monti e Rigoni con il Responsabile del Museo, Mimmo Magro.
Avevo appena finito di fare qualche giro con la mia 8C Monza del ’32 e Mimmo mi dice : vai Stefano, fatti qualche giro. Abbiamo già riscaldato i motori….. Pensavo scherzasse, ma avevano preparato questa sorpresa proprio per me. Mi diressi subito verso la 159, ma Mimmo mi bloccò … no questa non va, poi vedremo. E allora subito sulla P3 che già conoscevo avendola usata più volte a Monza, al Mas du Clos, a Vallelunga, … ma queste sono altre storie. La macchina, ricordo, andava benino pur se da tutte le parti meno che dritta per problemi all’avantreno. Poi le 33, stupende ma troppo “moderne”, con le gomme però che sembravano di legno da quanto erano vecchie e pericolose quindi … di nuovo ai box dove mi attendevano a bocca spalancata numerose persone, “ma questo, beato lui, chi è ?”, tra soci del Riar e curiosi di ogni genere attirati dal fracasso.
E, pronta lì, proprio sotto il semaforo della corsia box, la 159 attendeva indifferente, forte della sua gloria e della sua fama. Monti e Rigoni intorno ad essa con le tradizionali tute azzurrine e tutti gli altri in religioso silenzio. Ero emozionatissimo, mi tremavano le gambe, mi sembrava persino di offendere la memoria di Nino Farina e di Manuel Fangio. Non mi sentivo degno di mettere il mio sedere su quel sedile di vellutino beige unto e bisunto che già aveva ospitato quello eroico di Campioni del Mondo ! E perdevo tempo, ma una robusta spinta di Mimmo e i ripetuti solleciti del Monti che ricordava che la vettura era pronta e doveva partire per far girare subito il metanolo, altamente corrosivo. Vai ! Vai ! Piano, ma vai; cerca solo di non romperla e guarda i giri !
Salgo, mi siedo e penso di sognare, ma quelli urlano di andare quindi dentro la prima, gas al centro tutto giù, una bella sgommata fumosa per la goduria dei presenti e via; le gomme che si gonfiano per l’accelerazione e il bolide decolla scodinzolando di qua e di là ! Seconda e terza, tornantino a destra in seconda, poi subito tornante a sinistra, giù il gas, la 159 va via dietro ma si riprende bene con la progressione dell’accelerazione, ecco le curve sotto la tribuna piena di gente, mi esalto un pò troppo e prendo la curva che immette sul rettilineo un pò di traverso; non succede nulla, miracolo !, e subito gas tutto giù, rumore tremendo, …….. un aereo da combattimento ! Una vettura eccezionale, facile, sincera, leggera, potentissima. Una vera Alfa Romeo.
Passo davanti ai box e faccio finta di non vedere i gesti di Mimmo e del Monti che invitano vigorosamente ad andare più piano ma …. non ci si riesce. Più giri e più prendi sicurezza, e più vai forte. Al giro successivo vedo un gesto ben chiaro ed inequivocabile : le due mani di Mimmo vicine con pollici e indici allargati a formare un cerchio e indicare concrete minacce. Messaggio chiaro e magari pure doloroso ! Ho capito subito, rallento vistosamente, mi faccio però un altro giro da parata schivando il Monti che si era messo in mezzo alla pista come un carabiniere, mi godo gli applausi e rientro tutto fiero al paddok. Sceso dalla macchina non riuscivo a stare in piedi, mi tremavano le gambe e le braccia.
Ma un’altra giornata memorabile mi attendeva all’Autodromo di Monza nel 1998, in occasione della manifestazione “Auto Italiana in Pista” organizzata congiuntamente dal Riar, dal Registro Fiat, dal Lancia Club, dal Ferrari Club Italia e dal Registro Maserati. A Monza c’era di tutto; le più belle auto da corsa italiane e tra esse spiccavano tutte le più belle e famose Alfa del Museo in gran parata. Grazie cari vecchi amici Mimmo, Maurizio, Sandro, storici uomini dell’Alfa, quella vera, per il regalo e l’onore che ancora mi avete fatto. Qualche giro sulla 2900 Le Mans, capolavoro della Touring, e sulla spider 2000 Sportiva per sentire un pò la pista e poi … eccola di nuovo lì, la piccola 159, pronta a ricordare ai tanti appassionati tempi eroici ed epiche battaglie consumate su quello stesso asfalto.
Partenza bruciante, mi sento sicuro e quindi finisco subito in mezzo al prato alla curva Campari, proprio lì dove perse la vita quel grande Campione, …. per fortuna non c’era nessuno a vedere la prima stupidaggine che si ripete in parabolica dove arrivo lungo, poi tranquillo davanti ai box per rassicurare tutti e via di nuovo. Questa volta alla grande, pista piena di Ferrari BB512 e Dino SP, alcune Maserati A6 GCS, Alfa GTA e GTAm, …. usciamo forte dalla parabolica, ho a fianco due BB512, una in versione Les Mans, mi sembrano ferme. L’Alfetta le ha infilate come tordi allo spiedo e fino alla staccata dopo i box non c’è stato niente da fare …. i freni a tamburo pur potenti facevano del loro meglio e quindi assai poco, mi superavano di nuovo, ma dentro le curve era una goduria immensa ! Molte pur famose vetture sembravano degli scooter. Stavo esagerando e diminuiva la prudenza, meglio rientrare ai box, anche se con tristezza; ho accarezzato quel volante e ringraziato quella meccanica; sentivo che non ci saremmo più uniti; amati si, per sempre; ma da lontano !
Stefano d’Amico
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