Obiettivo Trofei
I Trofei Alfa Romeo, un pezzo di storia dell’arte italiana.
L’Alfa Romeo fin dagli albori è sempre stata una laboriosa fucina di ingegno e maestria abbinati ad una innata cultura per tutto ciò che era bello e raffinato. Fu un periodo brillante ed illuminato durato meno di un secolo e, pur travagliato da costanti vicende politiche, sociali, sindacali, aziendali, l’Alfa riuscì sempre a conquistarsi fama e gloria. Non a caso molte sue vetture hanno affascinato il mondo, vinto allori sulle piste e conquistato i più importanti concorsi di eleganza; i più famosi carrozzieri e designers di ogni tempo hanno scelto nel corso di cento anni quei telai e quelle meccaniche per rivestirle non di lamiere, ma di vere opere d’arte. E sempre non a caso, la stessa pubblicità, che dal diciottesimo secolo si abbina ai prodotti dell’industria e della comunicazione, si è mobilitata e nobilitata per divenire anch’essa un’Arte e seguire l’automobile per esaltarne, con l’immagine, creatività, sogni e desideri.
Guidata dal genio di uomini di cultura, lungimiranza ed elevato livello sociale, l’Alfa Romeo fino agli anni ’90 si è sempre mostrata attenta e disponibile in tutto ciò che coinvolgeva il mondo della comunicazione e dell’Arte, profondendo in esso impegno e risorse in modo elegante, sapiente e distaccato. Non si è mai avuta la sensazione infatti che tali costanti iniziative, che pur trascendevano dal dettato dell’impresa, fossero mosse da scontate azioni commerciali o di marketing, collegate o comunque coinvolte nelle attività produttive di settore. Quanto piuttosto un preciso intendimento di “far cultura” con appunto elegante distacco e consolidato stile avvicinando al proprio blasone artisti di fama e brillanti avanguardie per carpirne fantasia, espressioni e visioni tutte riconducibili al mondo del movimento e del progresso umano. E l’Alfa in questo intendimento si è sempre contraddistinta, distaccata ed elevata rispetto alle Case sue concorrenti, come peraltro in tutte le atre innumerevoli iniziative commerciali e di marketing che l’hanno accompagnata per ottanta anni.
Dalla pubblicità degli anni ‘20/’30 di ispirazione chiaramente futurista e decò di Delneri, Dal Pozzo e Magritte alle numerose mostre ed eventi in ogni parte del mondo per esaltare quella propria innata “bellezza necessaria”, confermata dal suo illustre museo, mezzi con cui l’Arte e lo Stile sono sempre stati registi di comunicazione, spicca evidente e fortissima l’iniziativa dei Trofei Alfa Romeo. Una brillante decisione nata per nobile e colta intuizione di un Presidente umanista come Giuseppe Luraghi (1905-1991) e del poeta multiforme nonchè critico d’arte Leonardo Sinisgalli (1908-1981. Fu anche primo Direttore della rivista aziendale Il Quadrifoglio) subito attuata e organizzata dal mitico Direttore Relazioni Pubbliche Camillo Marchetti. Grazie a loro i più illustri scultori italiani, tra gli anni ‘60 e ‘90, hanno realizzato per la Casa milanese delle opere di grande fascino e spessore artistico. Un doveroso e prezioso riconoscimento dell’Azienda ai tanti piloti, professionisti e gentlemen, che si sono cimentati in gara con i bolidi milanesi. Un riconoscimento raffinato e assai lontano dai soliti premi fatti di anonime medaglie o coppe di latta, che costituì soprattutto un vero e proprio omaggio all’arte d’Italia che veniva illustrato e consegnato ai meritevoli nel corso di una suggestiva ed esclusiva cerimonia a Milano.
Ettore Massacesi, ultimo Presidente Alfa Romeo (1978-1986) prima dell’avvento del gruppo Fiat, sottolineava in una ormai introvabile pubblicazione del 1983, Obiettivo e Trofei, che con questa iniziativa l’Alfa intendeva “riportare il premio del vincitore alla sua antica funzione …riunendo tutti coloro che questi trofei hanno meritato. Uomini generosi, ardimentosi, tenaci e appassionati ai quali l’Alfa deve molto e qui vuole ricordare”.
Raffaele De Grada, noto scrittore ed illustre critico d’arte (1916-2010), scriveva nell’introduzione del citato volumetto che “l’Alfa Romeo per tutta la mia adolescenza è stata la macchina da corsa, un miraggio d’arte per la sua fattura, di scienza e di tecnica per la sua fabbricazione, di sport per le vittorie che essa riportava”.
Erano gli anni del “boom” economico, di ritrovati valori e di certezze e l’Alfa, come da tradizione, stava vincendo ovunque, in ogni parte del mondo, con le sue brillanti vetture di famiglia e particolarmente con le turismo, Giulietta, 2600, Giulia, GTA, quindi con le Sport, le 33, e infine con la F1, pertanto in un clima di euforici entusiasmi e di innata cultura “sorge l’idea di dar forma alla presenza continua dell’Alfa nell’agone della velocità dell’automobile: e quale miglior mezzo che quello di fissare in una targa, in un oggetto, il divenire esistenziale della macchina, perdendo il senso del finito di una corsa, di una gara in cui a sera si segnano i limiti di una vittoria; mentre l’oggetto, evidentemente una scultura, diventa atto, presenza continua del prodigio compiuto nel tempo e nella memoria.
Così nel 1963 prende luce l’iniziativa di coniare un prototipo di targa-scultura, un blocco memoria che premi i corridori, su pista o su strada, che hanno fatto onore nell’annata ai colori dell’Alfa Romeo, un oggetto-scultura piccolo, ma caro a chi ricorderà col passare degli anni il proprio successo di un giorno” (Idem). Si tratta in fondo dell’analoga brillante intuizione che ebbe Vincenzo Florio nel creare nel 1906 la sua targa, quel prezioso rettangolo di bronzo ideato da un grande artista francese, Renè Lalique, ambìto e conteso dai migliori piloti di ogni tempo, i temerari che conquistavano la vittoria sulle difficili strade delle Madonie; quelle della Targa Florio.
Tanti e diversi, per fama, ideologia e movimento, i più noti Artisti italiani del ‘900 che l’Alfa ha voluto facessero parte della sua storia e si cimentassero anche loro in una specie di gara artistica ed espressiva i cui risultati, quando si ammira la collezione dei Trofei nella sua interezza, colpiscono per la forza creativa che emanano e commuovono per loro beltà e suggestione legate a un periodo di glorioso fulgore motoristico, artistico e anche commerciale, ma lasciano, ahinoi, stupore e delusione per come in pochi anni si sia del tutto smarrita ogni forma di cultura e di stile, persino nello sport, privilegiando altre forme di comunicazione sicuramente più moderne e immediate ma altrettanto fuggevoli ed effimere.
Il primo evento si svolse nel 1963 con la Presidenza appunto di Giuseppe Luraghi e nell’anno in cui ad Udine venne costituita l’Autodelta, il famoso reparto corse dell’Alfa diretto da Carlo Chiti, che l’anno successivo si sarebbe trasferita a Settimo Milanese, vicino gli stabilimenti di Arese. E l’artefice del primo Trofeo fu lo scultore Pericle Fazzini.
Di seguito l’elenco di tutti gli artisti che hanno realizzato questi strepitosi Trofei, o meglio opere d’arte che racchiudono storie, passioni, emozioni e soprattutto vittorie. Di ognuno di essi abbiamo tracciato un profilo storico dell’Autore e un’analisi della relativa opera realizzata per Alfa Romeo.
1963. Pericle Fazzini
1964. Lucio Fontana
1965. Luciano Minguzzi
1966. Giò (Giorgio) Pomodoro
1967. Bruno Munari
1968. Giancarlo Sangregorio
1969. Emilio Greco
1970. Marcello Mascherini
1971. Luigi Broggini
1972. Agenore Fabbri
1973. Gianni Franzosi
1974. Toni Fabris
1975. Andrea Cascella
1976. Pietro Consagra
1977. Mario Ceroli
1978. Mario Rossello
1979. Bruno Cassinari
1980. Aligi Sassu
1981. Pericle Fazzini
1982. Luciano Minguzzi
Per questa prima serie di venti Trofei, l’Alfa Romeo realizzò come abbiamo detto una bella pubblicazione, Obiettivo Trofei, composta di due volumetti in contenitore di cartone nero edita dalla stessa Alfa Romeo nel 1983 nel ciclo delle varie pubblicazioni aziendali curato da Lucio Simonetta. Fino al 1971, e successivamente per il solo anno 1974, i multipli dei Trofei Alfa Romeo sono stati realizzati in numero pari a quello dei piloti premiati. Dal 1972 invece, escluso come abbiamo detto il 1974, ogni Trofeo è stato realizzato in 300 pezzi non sempre numerati.
Per i cinque Trofei successivi a questi primi venti, molto importanti anch’essi che qui di seguito illustreremo, realizzati dal 1983 al 1988 sempre in 300 pezzi, non è mai stata realizzata una successiva pubblicazione/catalogo e l’Azienda, che nel frattempo passava di mano, dal Gruppo IRI Finmeccanica a Fiat, non ha inteso continuare la esclusiva e raffinata tradizione sportiva e culturale della precedente gestione che può dirsi conclusa a fine anni ‘80. Questi ultimi Trofei (3+2) infatti erano stati già commissionati da Alfa Romeo Gruppo IRI, con Presidenza Massacesi. Purtroppo sono andati dispersi gli elenchi dei piloti premiati o non ancora ritrovati e sistemati nell’Archivio del Centro Documentazione Alfa Romeo. E’ interessante, ma direi anche commovente, notare il succedersi ed il ripetersi negli anni di molti nomi dei piloti premiati, illustri e sconosciuti, plurivittoriosi e semplici concorrenti ma tutti al volante di un’Alfa e tutti uniti da una passione e da una fedeltà al Marchio davvero incrollabile nel tempo.
1983. Arnaldo Pomodoro
1984. Umberto Mastroianni
1985. Pietro Cascella
1986. Silvio Gazzaniga
1987. Silvio Gazzaniga
Per sottolineare ulteriormente lo storico spirito Alfa di fare e promuovere, oltre alla propria immagine, anche l’arte e la cultura italiane, dobbiamo ricordare che, totalmente al di fuori dell’iniziativa Trofei, Il Presidente Alfa Romeo Ettore Massacesi nel 1982 fece realizzare da Alberto Burri la composizione Multiplex Rosso Alfa, un acrilico su cellotex, 18×24, con intervento manuale dell’artista e sua firma su ciascuna opera in tiratura di soli 150 esemplari. L’Alfa Romeo ne rilevò poi soltanto una parte e le altre furono immesse nel mercato e nelle più importanti gallerie d’arte. Un’opera rara e assai significativa presentata con cornice in legno naturale (47×57) in grande astuccio telato rigido, a sua custodia, di colore rosso (50×40). Una targhetta in alluminio sul lato destro in basso riporta inciso il nome dell’artista, Alberto Burri, e il numero dell’opera che venne donata solo a pochi piloti, a personalità politiche e ad amici dell’Azienda. L’opera è pubblicata e illustrata sui più importanti cataloghi e pubblicazioni sull’Artista.
Appendice
Saranno negli anni successivi due associazioni senza fini di lucro di grandi appassionati (Registro Italiano Alfa Romeo RIAR e Scuderia del Portello, entrambi club ufficiali della Casa) a riprendere questa tradizione dagli anni ‘90 premiando ogni anno i propri soci e i vecchi piloti Alfa con creazioni più o meno artistiche dal valore simbolico in ceramica, metallo, cristallo o perspex realizzate con fantasia ed ingegno da bravi artigiani.
Interessante e attinente in questo ambito l’iniziativa del Registro Alfa Romeo che, in occasione del Trofeo Giulietta (2001-2006), volle premiare tutti i piloti ad esso partecipanti con le suggestive riproduzioni in ceramica dell’intera serie delle sei vetture Giulietta (Sprint, Berlina, SZ, Spider, SS, SZ Coda Tronca) nei loro colori originali. I calchi dei modelli, tutti numerati da 1 a 100 (meno la SZT di cui ne sono stati realizzati solo 80) furono realizzati dal Centro Stile Alfa Romeo di Arese mentre la produzione fu affidata a famosi ceramisti siciliani. Due serie complete furono donate allo stesso Centro Stile e al Museo di Arese.
Per tener infine fede alla tradizione culturale dell’Alfa, deve essere ricordato un altro grande artista che il Registro Italiano Alfa Romeo (RIAR), presieduto allora da Stefano d’Amico, ha voluto coinvolgere sin dal 2008, per la realizzazione di un prestigioso monumento che ricordasse i cento anni dell’Alfa Romeo (1910-2010) con una importante opera in bronzo, metallo forte ed eterno come il tempo, che racchiudesse la storia dell’Alfa mostrandone al mondo i suoi valori di stile, di sport e di cultura.
Un monumento che si è potuto realizzare solo grazie al sostegno di alcuni sponsor illustri, ma soprattutto di moltissimi appassionati del marchio sparsi in tutto il mondo. E’ mancata incredibilmente solo l’Alfa Romeo, cui il monumento è dedicato, che stava comunque attraversando un periodo sindacale ed industriale molto difficile, come da tradizione peraltro.
Fu scelto, dopo lunghe riflessioni, il maestro milanese Agostino Bonalumi per motivi collegati ai suoi trascorsi artistici a loro volta collegati con quelli dell’Alfa e del Riar. Bonalumi fu infatti un artista della cerchia delle avanguardie italiane, quelle sorrette dal barone Giorgio Franchetti, tra i fondatori del Riar, e fu amico di molti di loro, alcuni dei quali realizzarono vari Trofei Alfa Romeo, era anche milanese e quindi cresciuto sotto i simboli storici che hanno reso famosa l’Alfa, dal Portello ad Arese. La scelta era quindi perfetta. Il monumento, inaugurato ovviamente nel giugno 2010, fu posto sapientemente davanti l’ingresso principale della Fiera di Milano Rho che ogni anno accoglie milioni di visitatori di ogni parte del mondo.
Agostino Bonalumi (1935-2013) – Pittore e scultore milanese, allievo di Enrico Bay e amico di Lucio Fontana, Enrico Castellani e Piero Manzoni, il famoso gruppo delle estroflessioni create con l’utilizzo di sagome di legno e metallo inserite dietro le tele oppure di chiodi e centine, come faceva Castellani, formando giochi di luci ed ombre sempre diverse. Partecipò a varie Biennali di Venezia ove espose anche al Guggenheim, nonché a mostre in USA e Sud America. La sua pittura, come anche le sue sculture, estremamente innovative, offrono immagini che escono dalla loro superfice di base e si proiettano verso l’esterno creando forme nuove, giochi di chiari scuri sempre diversi secondo la luce che li colpisce invitando lo spettatore non solo a guardare ma anche a convivere nel nuovo spazio creato dalle sue estroflessioni.
L’imponente scultura in bronzo realizzata per il Riar in onore del centenario Alfa Romeo è composta di due elementi diversi ma estremamente uniti nella simbologia e nell’immagine. E’ formata da due steli alte circa 6 metri affiancate ad una vettura ideale slanciata nello spazio, come un “disco volante”. Un’opera congiunta tra due grandi artisti, Bonalumi e Centro Stile Alfa Romeo, come appunto ha voluto il committente, cioè il Riar. Un’unione solida e immortale tra storia, tradizione, stile, arte, cultura. Le due steli, realizzate dal Maestro Bonalumi, con le loro perfette estroflessioni simili ad appendici aerodinamiche sono un inno alla gloria dell’Alfa mentre la vettura sotto di esse, realizzata dal Centro Stile Alfa Romeo di Arese e ne costituisce l’ultimo lavoro poco prima della sua chiusura, è un sogno lanciato nello spazio e nel futuro che racchiude spirito, estro, tecnologie, passioni che per cento anni hanno animato gli Uomini e la storia della Casa milanese.
Da questa scultura furono realizzati alcuni multipli, dal gran valore storico e simbolico firmati con sovraimpressione in basso sulla stele esterna dal Riar, dall’Artista e dal Centro Stile Alfa Romeo. Di 100, inizialmente previsti, ne sono stati realizzati solo 3 numerati rispettivamente 0/100 ,1/100 e 23/100.
Esistono numerose ed importanti pubblicazioni e cataloghi sulle sue opere nonché su questo monumento all’Alfa (cfr. Un Monumento per uno Stile di Stefano d’Amico, Edizioni Cigno GG, 2010).