1975 – 2017
Quarant’anni di RIAR (Registro Italiano Alfa Romeo)
Gli albori. Uomini e Fatti.
Le corse sono sempre state una mia grande passione, sia di moto che di auto, e fin da metà degli anni ’60 frequentavo a Roma i mitici fratelli Zambotti, in via Alessandria 40, ritrovo dei motociclisti sportivi romani che correvano con le ormai vecchiotte Norton Manx e Bianchi nelle categorie 350 e 500 mentre io avevo una ancora più scassata Aermacchi Ala d’Oro. Per le auto il punto di riferimento e incontro era invece Franco Angelini, il mago delle GTA in Circonvallazione Gianicolense, in una attrezzatissima e pulitissima officina Alfa Romeo dal pavimento rosso lucido, punto di incontro di piloti veri tra cui Ignazio Giunti, Baronio, Radicella, De Angelis, Francisci, …. e svariati appassionati, noti imprenditori, affermati professionisti, potenti politicanti, mercanti di frutta e verdure, tutti lì, indistintamente, accomunati dalla passione per l’Alfa, ad ammirare le magìe di Franco e a sparare cavolate sulle gare passate e future.
Per me però erano tempi duri; quattrini sempre pochi, sponsor neppure a parlarne, credito familiare esaurito da tempo, ma entusiasmo davvero tanto. E per soddisfare passioni così onerose mi dovetti rimboccare abbondantemente le maniche, studiare tanto e lavorare duro. Negli anni ’70 lasciai una importante agenzia pubblicitaria, di cui mi ero conquistato un ruolo di socio, per accettare l’offerta dell’allora ministro delle Partecipazioni Statali, Antonio Bisaglia, che avevo conosciuto per lavoro, di andare a dirigere l’Ufficio Relazioni Esterne dell’Egam, Ente Gestione Aziende Minerarie e Metallurgiche, holding di un variegato gruppo di aziende di stato che dipendeva appunto da quel Ministero. Tra esse ne spiccavano alcune meccanotessili tra cui la Savio di Pordenone nel cui posteggio dipendenti vidi un giorno una bellissima 6C 2500 Sport “Freccia d’Oro” color prugna ! La Gobbona ! Fu amore a prima vista.
Mi costò una lunga trattativa con un collega, un pranzo luculliano, un assegno di 200.000 lire e divenne la mia vettura ufficiale nonchè oggetto di scherno da parte di alcuni amici, ma fu il viatico per entrare non solo in un bel gruppo di appassionati romani ma soprattutto, qualche tempo dopo, nel Registro Italiano Alfa Romeo.
Mia madre intanto, sostenitrice occulta di queste mie “iniziative” motoristiche, raccontò a Wanda Bevilacqua Morini, titolare di una famosa sartoria romana in via Veneto di cui era cliente, di questa mia nuova passione e Wanda mi fece contattare dal marito Lamberto Morini, un antesignano del motorismo storico, che di queste passioni e di varie altre era assai esperto.
Lamberto venne a trovarmi in ufficio, in via Sardegna, proprio a due passi dall’atelier della moglie e giusto di fronte al mitico salone Alfa Romeo Dalla Vecchia nella cui vetrina spiccava da tempo una enorme magnifica cabriolet 6C 2500 Sport bianca del 1949, carrozzata Ghia, che negli anni successivi finì nella collezione di un caro amico del Riar insieme ad un’altra eccezionale Alfa romana, la 6C 2300 Pescara del ’38 ex Marzoli. Lamberto era un azzimato gentiluomo di altri tempi, figura elegantissima e raffinata, antiquario poliglotta e irriducibile “tombeur de femmes”. Nacque subito un’amicizia meravigliosa.
“Guidato” da Lamberto Morini scoprii un mondo affascinante animato da personaggi altrettanto straordinari. Tra cui i fratelli Gianni e Nicola Bulgari, il barone Giorgio Franchetti e i suoi pittori d’avanguardia, Francesco Santovetti, Roberto Bonazzi, Franco Lisarelli, anziano motorista romano Alfa Romeo ed ex capo meccanico a Palazzo Venezia delle auto del Duce. Quest’uomo era un vero libro vivente di aneddoti e di storia che ancora sopravviveva in un vecchio garage dietro il Ministero Difesa Marina, vicino Piazza del Popolo e a due passi dallo studio del pittore Schifano, uno dei pupilli di Franchetti.