Una 1750 per Claretta, 1984.
Ah!! … guardare a caso le vecchie fotografie. A volte, in un attimo, ti ritrovi in un passato non dimenticato, ma accantonato e lontano eppure capace di risvegliare ancora sorriso ed entusiasmo.
Sono passati ben 34 anni, mi sono appena rifatto i conti. Una mattina mi chiama Mimmo Magro, un caro amico allora Direttore del Museo Alfa Romeo: “Stefano, mi dice, la produzione di un film ci ha chiesto in prestito per un giorno, dopodomani, la 1750 a Roma, in zona Ostia. Non ho un collaudatore libero, ma se tu mi assicuri assistenza sul posto la mando”. Ero in procinto di partire per la Libia per i consueti, periodici problemi “politici” locali. Urgenti. Ma ebbi la stoltezza di chiedere che film fosse, chi c’era, dov’era, … insomma le solite cose. Un film su Mussolini, mi dice, con Claudia Cardinale. E fui fregato ! Mi resi subito disponibile; appuntamento l’indomani mattina alla rotonda di Ostia con l’assistente di Pasquale Squitieri e subito …. in azione. Ma non andai da solo; tanta curiosità e voglia di buon “cazzeggio” andava condivisa. Chiamai al volo Giovanni Gabrielli, un grande amico automobilaro, socio Riar e potente avvocato generale della Esso. Erano i tempi di Cazzaniga e aveva anche lui vari problemi in corso. Ma, si sa, davanti a questi richiami …. si obbedisce; passammo i problemi ai reciproci assistenti e … chi s’è visto s’è visto !
L’autista del furgone, il bravo Monguzzi di Arese se non ricordo male, aspettava me per scaricare la gloriosa 6C 1750 GS sulla litoranea Ostia-Torvaianica, proprio dove avvenne più o meno l’incontro fatale tra il Duce e la Petacci. Lui con il Segretario Starace su Alfa 1750 e lei con madre e fratello su Lancia Lambda con ruota a terra. Ci presentammo ovviamente alla Cardinale dilungandoci in sorrisi e complimenti ma un volgare “annàmo, forza, nun perdemo tempo !” ci riportò al dovere. Forse ci avevano presi per due meccanici ripuliti e cascamorto. Misi in moto la macchina, e diedi qualche istruzione all’attore che faceva il duce, ma che, a differenza del primo autista d’Italia, proprio non ci capiva un tubo. Fu dura, ma riuscì a fare almeno un centinaio di metri.
E intanto si era fatta ora di pranzo, c’era un bel sole, la Cardinale era al trucco, il Duce, ovviamente capa tosta, veniva istruito ripetutamente da Squitieri e noi due, infedeli alla consegna ma per essere coerenti con la trama, … ce ne andammo al vicino e mitico stabilimento Vecchia Pineta, opera classica e splendida del ventennio, dell’architetto Vallot, e ancora oggi luogo di ritrovo per gli amanti dei veri spaghetti alle vongole !
Gli spaghetti erano eccezionali come sempre, ma quegli sciagurati avevano intanto rimesso in moto da soli la 1750, imbrattato ovviamente le candele e causato irregolarità del motore. Il loro pensiero deve essere stato quello che mancava benzina quindi fecero generosamente il pieno ….
Bravi ! Gli abbiamo detto. E la macchina proseguì egregiamente il suo lavoro per un’oretta poi fu ricaricata sul camion e se ne tornò agli ozi di Arese mentre noi, con aria affaticata, subito in ufficio… fino a tardi.
L’indomani mi chiamano prima Mimmo poi l’allora capo officina del museo, il mitico Bruno Bonini.
“Stefano, ma che avete combinato ? Esce benzina da ogni vite del motore ! Sotto la macchina c’è un lago di benzina !”. Noi veramente non avevamo fatto proprio nulla ma i cinematografari avevano fatto il pieno dal tappo del serbatoio dell’olio, sul lato sinistro della macchina. Furono subito smontati la coppa e il serbatoio olio; non erano mai stati così puliti. Fu messo quindi un olio con maggior gradazione, e la vettura, a detta loro, tornò a posto e andò benissimo per anni. Noi passammo una bella giornata, la Cardinale era bellissima, il film fu un successo, ottenne molti premi, … e tutti vissero felici e contenti.
Stefano d’Amico
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