X Targa Florio
23 novembre 1919, solo 100 anni fa…
Le devastazioni e i lutti della Grande Guerra (1915-1918) non avevano certo interrotto i sentimenti e le passioni che hanno sempre animato gli sportivi di ogni parte del mondo; è la struttura stessa dell’animo umano che impone appunto che dopo ogni tipo di guaio tutto riprenda esattamente da dove si è lasciato. Nel campo delle corse automobilistiche le varie Case erano piuttosto malconce e poco propense a correre, i modelli erano quelli vecchi del 1914, il mercato assai debole non prometteva niente di buono ma era necessario andare avanti in qualche modo, risollevare la propria immagine e … cercare di vendere. Le corse erano lo strumento ideale in quanto la pubblicità che da esse derivava costituiva allora una forte leva di marketing ovunque riconosciuta. La Danimarca, neutrale durante la guerra, volle confermare la sua neutralità anche a pace fatta annunciando e organizzando una corsa “in quattro e quattr’otto con trentotto iscrizioni” (Corriere Sera, 4 ottobre 1919) vinta da Antonio Ascari con una Fiat S57/14 B. Ad essa seguì la famosa Coppa della Consuma a Firenze il 26 ottobre vinta sempre da Ascari sulla Fiat.
Ma la prima, vera, grande ed importante corsa internazionale del dopoguerra fu la X Targa Florio che si svolse il 23 novembre 1919 sul Medio Circuito delle Madonie (108 km) da farsi quattro volte. Le condizioni delle strade, già notoriamente brutte, dopo quattro anni di incuria erano addirittura disastrose, se non impraticabili in alcuni punti, come tra Collesano e la curva di Petralia Sottana. Malgrado il freddo, la pioggia intensa, e persino la neve, ben 24 vetture con relativi piloti si iscrissero alla gara, tanto era la fama che essa richiamava.
Le auto erano tutte del ’14 meno la Gallanzi di Milano (Gallanzi) e le C.M.N. (Sivocci, Ferrari) di Pontedera (azienda le cui officine furono pochi anni dopo cedute alla Piaggio ma permise il famoso incontro e il forte legame tra Sivocci e Ferrari destinato a creare la leggenda Alfa Romeo). Le grandi case c’erano proprio tutte: Fiat vari tipi (Ascari, Giulio Masetti, Lopez, Bozzi, Zamiratti)), Nazzaro GP (Negro, Baldoni), Aquila Italiana (Carlo Masetti), Diatto 4DC (Ghia), Alfa Romeo 40/60 HP (Fracassi, Franchini, Campari), Itala 35 HP (Moriondo, Landi), Eric Campbell-Coventry Simplex (Snipe e Scales), Peugeot L25 (Boillot e Reville), Diatto 20/25 HP (Gamboni), Ballot 5L 4900 (Thomas) e Palermo era piena di appassionati richiamati dal gran battage pubblicitario suscitato con l’entusiasmo e il carisma di sempre da Vincenzo Florio ma soprattutto dalla voglia di tornare a sorridere e far festa.
Florio aveva davvero compiuto miracoli riuscendo a riunire poco dopo la fine della guerra con un paese turbato da nuovi moti politici, in una regione tanto lontana da tutto e ancora legata a sistemi antichi e quasi feudali, le più importanti case costruttrici con i migliori piloti del momento. E ovviamente giornalisti e fotografi di mezzo mondo. Ma il nome Florio era talmente celebre e riverito che apriva ancora tutte le porte.
Fu una Targa sfortunata per i colori italiani, colorita però da una serie di amenità per gli spettatori ma forti disagi per i concorrenti e con un finale addirittura comico. Sivocci e Ferrari con i rispettivi meccanici giunsero in marcia da Milano (!) e in Abruzzo incapparono non solo in una violenta tormenta di neve ma furono aggrediti persino da un branco di lupi affamati …. che non sapevano però con chi avevano a che fare!
“Partimmo da Milano io e Sivocci per raggiungere la Sicilia con le stesse macchine C.M.N. con cui avremmo dovuto partecipare alla corsa. Sull’Altopiano Abruzzese delle Cinquemiglia ci trovammo imprigionati in una bufera di neve. Rincorsi dai lupi, cominciammo a correre rischi del tutto imprevisti. I lupi furono sgominati dall’intervento dei cantonieri con fucili e torce accese, dai loro spari e da quelli della mia rivoltella, che tenevo sempre sotto il cuscino dell’automobile. A Napoli arrivammo appena in tempo per caricare le nostre macchine sul Città di Siracusa, un piroscafo della flotta Florio: una specie di solidarietà fra poveri diavoli – credo che non avessi in tasca più di 450 lire – pose i facchini al mio servizio, convinse i marittimi a ritardare la partenza e permise a me, a Sivocci e ad altri piloti di raggiungere Palermo sia pure a prezzo di una notte di tregenda, con il mare agitato e assalti di cimici” (Enzo Ferrari, Libro Rosso non in commercio, 1974).
L’inclemenza del tempo e le condizioni pietose del percorso causarono non pochi incidenti facendo fuori i nomi più illustri di vetture e piloti intirizziti dal freddo, perseguitati dalle avarie continue delle macchine, accecati dal fango gelato che dalle ruote schizzava direttamente in faccia, pentiti certamente nel proprio intimo ma almeno consolati dai premi promessi da Florio. Partirono in 21 si classificarono in 9! Già dopo il primo giro si ritirarono Franchini (e da allora le Alfa montarono i parafanghi anche sulle auto da corsa), Ferrari (“ecco, fu la prima volta che avvertii la presenza della morte sui circuiti automobilistici” Libro Rosso), Scales e poco dopo anche Campari (scoppio contemporaneo di tre gomme in curva!) e via via tanti altri. Una vera ecatombe con la Peugeot di Boillot sempre in testa tallonato da Thomas con la sua potente Ballot che avrebbe certamente vinto se non fosse stato tradito dalla rottura di un semiasse quasi a fine corsa. Secondo assoluto Antonio Moriondo su Itala, terzo Domenico Gamboni su Diatto e quarto Giulio Masetti su Fiat.
Quasi incredibile ma certo fortunata la vittoria di Boillot che nei quattro giri della gara fece il pieno delle disavventure. Finì sei o sette volte fuori strada, poi al primo passaggio dinanzi alle tribune fu distratto dall’entusiasmo del pubblico e andò a sbattere contro una palizzata ma per fortuna di tutti ne uscì senza danni eccessivi, in gara sbandava continuamente per tutti i quattro giri finchè a pochi metri dal traguardo, tirato improvvisamente e inspiegabilmente il freno a mano, provocò un disastro.
La Peugeot fece alcuni testacoda colpì un malcapitato imprudente, evitò miracolosamente altri spettatori plaudenti e ignari finché non andò ad incastrarsi con violenza nella palizzata della tribuna provocando un fuggi fuggi generale alimentato dal gran vociare della gente e dall’accorrere confuso dei Carabinieri Reali che non avevano capito nulla. L’improvviso e successivo silenzio ricondusse tutti alla calma e molti si prodigarono per aiutare Boillot ad estrarre la vettura, apparentemente sfasciata anch’essa, dai legni e dai rottami che l’avevano ricoperta, tentando anche di spingerla a mano fino al traguardo ma furono bloccati immediatamente dai commissari che, ligi al regolamento, invitarono il pilota a farsi spingere dal solo meccanico e non da altri, pena la squalifica immediata. Il meccanico neppure si reggeva in piedi e il povero Boillot, rimasto con l’auto girata nel senso opposto di marcia, pur “scosso” dalla paura e dalla fatica, riuscì a farla ripartire e cercò di procedere comunque a marcia indietro verso il traguardo. Solo un paio di metri perché di nuovo i commissari lo fermarono ammonendolo che la gara doveva essere conclusa a marcia avanti, pena la solita squalifica!
Ma ecco rivelarsi quel momento magico che in ogni evento può capovolgere un destino apparentemente già segnato.
A Floriopoli era presente anche Ernest Ballot, costruttore della vettura omonima pilotata e condotta fuori strada da Thomas per rottura di un semiasse, che da vero signore e cavaliere dello sport si avvicinò a Boillot suggerendogli di andare qualche centinaio di metri più indietro dove c’era uno spiazzo utile per invertire la marcia. Così fu che il fortunato Boillot (avevano anche i nomi simili), vero dominatore della corsa, poté ripercorrere due volte la strada che portava alle Tribune di Cerda e al traguardo di Floriopoli, vincere la X Targa Florio ed essere finalmente estratto di peso dalla vettura quasi privo di sensi. Moriondo, secondo dopo circa mezz’ora ma primo degli italiani, fu protagonista anche lui di un’altra scenetta divertente.
All’arrivo venne sollevato di peso dagli spettatori festanti, ma si mise a urlare come un pazzo e a menar le mani, liberandosi furiosamente dalla presa e scappando di gran carriera su per la collina, inseguito da un carabiniere sbalordito e nascondendosi subito dietro alberi ed arbusti. Niente paura … tornò dopo cinque minuti sorridente e rasserenato in viso. Non aveva vinto la Targa ma aveva rischiato di perdere la corsa per andare a fare dei bisogni urgenti trattenuti a stento per tanto tempo!
Spassosa e conclusiva anche la testimonianza “diretta” di Enzo Ferrari che riprendiamo integralmente da quel suo rarissimo Libro Rosso del 1974 che amava donare agli amici e ai suoi ospiti.
“… Ebbi anche io vari infortuni, ma in particolare, verso fine gara, a Campofelice seguito da altri due concorrenti ci trovammo tre carabinieri piazzati a gambe large in mezzo alla strada che ci facevano segno di fermarci. Non si dice mai di no ai carabinieri, e così, con deferenza, chiedemmo le ragioni della sosta forzata: Nessun incidente! Nessun Pericolo, risposero i militi della Benemerita – soltanto dovete aver pazienza: il Presidente deve finire il suo discorso-…. Poco dopo la curva la strada formicolava di gente, la via era intasata fino alla piazza centrale del paese: i siciliani erano lì ad applaudire Vittorio Emanuele Orlando, il Presidente della Vittoria. Protestammo inutilmente, … il discorso fu lungo… alla fine ci fu solo concesso di accodarci al corteo presidenziale … guidato per qualche chilometro dalla imponente De Dion Bouton nera … All’arrivo cronometristi e spettatori erano già scomparsi con l’ultimo treno per Palermo. Un carabiniere, munito di sveglia, registrava pazientemente i tempi dei ritardatari, arrotondando al minuto. Il lunedì seguente mi presentai a don Vincenzo Florio. Con la sua scanzonata autorità mi disse: Di che ti lamenti? Eri in ritardo, non hai rischiato nulla e ti facciamo persino il regalo di infilarti in classifica. Mi venne assegnato il nono posto; tutto sommato un piccolo successo: Don Vincenzo Florio! Per me un Maestro di Sport; poi divenne un amico; ora resta nella mia memoria al piano superiore dove vivono i pionieri”.
Enzo Ferrari fu “ricompensato” da un magnifico secondo posto assoluto con l’Alfa Romeo 40/60HP l’anno dopo, alla XI Targa Florio vinta da Meregalli su Nazzaro GP.
Stefano d’Amico
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